Investire sulla Grecia?

Perché non si parla più delle Grecia?

In molti ricorderanno le vicende drammatiche, dal punto di vista dell’economia, della Grecia di alcuni anni fa. Per chi non avesse memoria di tali fatti, rammentiamo che poco dopo l’inizio della grande crisi economico finanziaria dalla quale ci si sta risollevando la Grecia si è trovata ad un passo dal fallimento, il Default come si dice in termini tecnici.

Un’economia disastrosa non permetteva più al Paese che è stato la culla della cultura mediterranea di far fronte ai propri debiti, la disoccupazione a livelli semplicemente incredibili, la povertà dilagante, un popolo in ginocchio. In questa situazione è chiaro che investire sulla Grecia era impensabile e la mancanza di investimenti ha peggiorato ulteriormente la situazione.

Nessun analista finanziario poteva, razionalmente pensare che fosse opportuno fare investimenti in questo Paese disastrato. In suo soccorso è venuta la Comunità Europea, anche perché si era arrivati ad un piccolo passo dall’uscita della Grecia dall’UE, non potendo gli ellenici più garantire nemmeno lontanamente i parametri necessari alla sua permanenza.

Gli aiuti sono stati utili ma hanno anche rappresentato un elemento per certi versi criticabile in quanto le condizioni poste per concedere gli aiuti hanno portato ad un tale livello di austerità in Grecia da mettere il popolo ancora più in difficoltà, al punto che nel Paese sono venuti anche a mancare generi di prima necessità e farmaci per curare i malati.

In tutto questo alcuni Paesi potenti hanno realizzato guadagni, si sono arricchiti sulle spalle dei poveri greci e questo non è un fatto eticamente molto encomiabile, affatto. Oggi nessuno parla più della Grecia, un Paese che fino a quando era in una crisi profonda era al centro delle cronache e schivato dagli investitori ma oggi la situazione è nettamente migliorata: Il Pil è tornato in terreno positivo, la disoccupazione è in calo, il rendimento dei titoli di Stato è ai minimi da dieci anni a questa parte ma tutto questo non è messo in evidenza dagli stessi Media che alcuni anni fa urlavano al fallimento.

Ricordiamo i titoli di autorevoli giornali dell’epoca, quali “Acropolis Now” o definizioni della Grecia come “Il tallone d’Achille dell’Europa” e diverse altre comparse della Grecia certamente non lusinghiere per il Paese Ellenico sulle copertine soprattutto de “L’Economist”.

Seguire i consigli?

Con il senno del poi, tutti coloro che hanno evitato di investire sulla Grecia in questi anni, andando a vedere quello che è accaduto, hanno perduto la possibilità di realizzare rendimenti anche interessanti, seguendo i consigli di chi assolutamente dipingeva un Paese in pieno dissesto nel quale l’investimento era assolutamente da evitare. Tutto vero, effettivamente non si può dire che investire sulla Grecia fosse un’azione priva di rischi, al contrario, il rischio era molto elevato ma quante volte si investono capitali su asset ad rischio elevato con un forte rischio di perdere il capitale?

Un esempio è costituito dai Titoli di Stato greci. Il rendimento di un titolo di Stato greco nel 2012 era pari al 25,91%, al gennaio 2018 il rendimento si è abbassato al 3,84%. Se è vero che il rendimento si è abbassato, parimenti è aumentato il valore del Titolo. Peraltro questa riduzione di rendimento, quindi aumento del valore, non è dovuta all’azione della BCE attraverso il Qe in quanto la Grecia è rimasta esclusa da questa manovra della BCE, è tutta farina del sacco greco, non deve dire nessun grazie ad altri per questo risultato. In sostanza, chi avesse ipoteticamente investito in titoli di Stato decennali greci nel 2012, oggi si troverebbe con il capitale triplicato in soli sei anni.

Non sarebbe stato un investimento redditizio? La morale di tutto questo è che negli investimenti si deve essere informati al massimo e ben consapevoli di quello che si fa ma nemmeno bisogna farsi influenzare più di tanto da notizie che vengono urlate sui media. Abbandonarsi al panico o all’eccesso di euforia non è mai un comportamento positivo.